Nella logica dominante, i luoghi abbandonati vengono visti come sintomo di degrado da interdire, abbattere o trasformare.
Ma per chi, come Parino, è cresciuto attraversando le periferie industriali, l’approccio è opposto: essi sono spazi da indagare, con cui interagire, in cui raccogliere la testimonianza della società che li ha prodotti, delle vite che vi si sono svolte, e anche di libertà di azione, affrancate dal controllo sociale.
Nascono così le opere Dialoghi con l’abbandono, realizzate partendo da tali contesti. Il momento iniziale è l’esplorazione di questi luoghi e la raccolta di immagini, sensazioni e materiali. Con gli oggetti reperiti ed elementi realizzati ex-novo crea strutture dalla forma ideale che è sintesi dell’esperienza vissuta e tramite di interazione.
Al termine della loro esecuzione le sculture vengono riportate nei contesti che le hanno ispirate, con cui si fondono e si relazionano immettendovi nuvole di fumi colorati. A complemento dell’installazione il video di tale azione performativa accompagna poi le opere in esposizione.