Attraverso l’analisi del proprio passato, Roberto Maria Lino cerca di rivivere e reimmaginare la sua infanzia in maniera più sognante: dall’età di quattro anni è stato portato in sala operatoria dal padre ad assistere ad interventi a cuore aperto. Nei suoi lavori l’artista indaga sopratutto i rapporti familiari, in particolare quello tra padre e figlio. Nella sua ricerca artistica assumono un ruolo fondamentale i materiali impregnati di storia: camici operatori del padre, lenzuola, vecchi registri operatori, magliette consumate, scontrini, appunti di vita quotidiana. I gesti lenti e ossessivi sono una costante e assumono una funzione terapeutica: il suo desiderio più grande è quello di trasformare i traumi in punti di forza.
La serie pittorica Sutura abbandona qui la bidimensionalità della tela invadendo con le proprie cuciture lo spazio. I gesti lenti e ossessivi, che punto per punto riempiono le giornate di Roberto Maria Lino, contaminano tutto ciò che si trova intorno: una poltrona, un paralume, dei libri. L’artista ri-abita lo spazio circostante tramite la propria quotidianità fatta di stoffe, fili ed aghi, ricreando il suo ambiente privato. Lo scopo è quello di intrappolare il suo vissuto più intimo, cercando di offrire allo spettatore la possibilità di immedesimarsi.